La difesa comune europea rimane un orizzonte sfumato a livello politico e istituzionale, ma non per le grandi aziende continentali che si muovono sul terreno di alleanze e sinergie. E la Spezia è destinata ad essere al centro di questo contesto storico accelerato dai venti di guerra che spirano dall’Ucraina al Libano. Entro questo mese prenderà ufficialmente vita la joint venture tra l’italiana Leonardo e la tedesca Rheinmetall alla cui definizione l’azienda italiana ha lavorato per mesi dopo il fallimento dell’accordo con KNDS. Se da quella parte la trattativa si era arenata sulla distribuzione dei volumi di lavoro tra gli attori in gioco, da questa parte la strada è cominciata subito in discesa con la conferma che il 60% delle attività saranno svolte in Italia.
Per l’ex Oto Melara significherà un ritorno a volumi produttivi e numero di dipendenti da Guerra Fredda, come annunciato da tempo dal management. Ma non è solo questo. Alla Spezia avrà sede la nuova entità paritetica tra Leonardo (50%) e Rheinmetall (40% casamadre tedesca, 10% Rheinmetall Italia). Aspetto la cui definizione sembra tenere impegnate le parti in questi ultimi giorni prima della firma. La joint venture avrà un presidente e un ceo per cui esiste “una rosa di candidati”, ha detto il condirettore generale di Leonardo, Lorenzo Mariani, a Radiocor di recente. “Nel momento in cui (la joint venture, ndr) sarà costituita avremo il nome dell’ad e il nome del presidente che nello schema previsto avranno un buon bilanciamento di poteri”. Ci sarà un po’ di Italia e un po’ di Germania insomma.