Liguria. In tutti i puzzle c’è un pezzo da cui partire e in quello della formazione della futura giunta regionale il pezzo chiave è quello della sanità. Durante la campagna elettorale Marco Bucci ha detto fin troppo chiaramente che su questo ambito, rispetto a quanto portato avanti dal governo Toti, c’è molto da lavorare. Liste d’attesa, organizzazione di Alisa, nuovi ospedali e strutture da riattivare, passando per la valorizzazione di medici e infermieri nel pubblico all’ormai celebre ipotesi di “far lavorare i macchinari per 20 ore al giorno”.
Ma chi sarà il demiurgo di tale complicata materia? Chi sarà la figura che, in un certo senso, accetterà di – a seconda dei punti di vista – accettare la sfida o immolarsi per la causa?. Visto lo stato dell’arte della sanità ligure, quella pubblica in particolare, le chance di fallimento esistono e la storia locale recente insegna come gli assessori alla Sanità abbiano pagato la loro esposizione: da Claudio Montaldo, assessore ai tempi di Burlando, ad Angelo Gratarola, il cui risultato alle urne è stato poco gratificante, passando per la prima “importatrice” del modello Lombardia, la leghista Sonia Viale.