Il cartello sull’autostrada A12 che segnala l’imminente uscita per la Spezia è stato presagio. Quindici anni fa circa l’amministrazione comunale di allora chiese al gestore di poter coprire l’immagine dell’arsenale marittimo per dare sostanza grafica alla nuova dimensione a cui la città già cavouriana ambiva. Era comparsa così la polena del Cristoforo Colombo del Museo Tecnico Navale, l’autoritratto del Pontormo del Museo Lia e la nave scuola Vespucci come appiglio alla storia artigianale e marittima. Il golfo, i musei, il nuovo claim.
La natura ha fatto fatto prima della geopolitica, strappando parte del cartellone di rimpiazzo e riportando alla luce l’austera architettura sabauda. Poi ci ha pensato e ci penserà il contesto mondiale – oggi gli Usa scelgono tra Trump e Harris – a fare il resto. Il 2024 è l’anno che prefigura il ritorno in grande stile dell’industria bellica nel profilo economico cittadino. Iniziato a gennaio con l’ok del parlamento al progetto Basi Blu, che chiude probabilmente per sempre ogni velleità di sbocco al mare per Marola, e proseguito fino all’accordo tra Leonardo e Rheinmetall che fa nascere a Vallegrande un gigante nella produzione di mezzi terrestri per la difesa, nucleo di difesa europea mosso dall’industria laddove la politica continentale non ha mai fatto reali progressi.