Genova. “Ci stiamo mobilitando per un cambiamento dell’università ma non solo. Questa riforma si inserisce in un piano di Governo che va a tagliare soldi a tutto il settore pubblico, tra cui la sanità, l’istruzione, il mondo della cultura, per finanziare l’industria della guerra e la militarizzazione dei saperi”. Queste alcune delle parole di Marta, assegnista e professoressa a contratto dell’Università di Genova, presente allo sciopero contro i tagli all’università pubblica e la precarizzazione della ricerca.
Venerdì mattina, dottorandi, assegnisti, studenti e personale precario dell’Università di Genova si sono riuniti in corteo, terminato con un’assemblea aperta a Balbi 5. Nell’incontro hanno discusso dei tagli all’università pubblica, stimati in circa 500 milioni di euro, previsti nella prossima legge di bilancio e dalla riforma Bernini. Una manovra che, per i sindacati, aumenterà le forme contrattuali precarie dell’Università. Attualmente, la riforma è in fase di approvazione.