Per tre giorni, dal 15 al 17 febbraio 1945, agli alberi del viale principale di Follo restarono appesi i cadaveri di quattro impiccati. Erano partigiani che i tedeschi, autori dell’eccidio, avevano prelevato dalle carceri della Spezia: Sante Gattoronchieri, di Lerici; Alcide Paita, di Calice; Vasco Pieracci, della Spezia; Albino Pietrapiana, di Pitelli.
Ecco la testimonianza di ciò che accadde, raccontata nel 2000 ai ragazzi della scuola media di Follo da uno dei protagonisti di quelle giornate, il partigiano del Battaglione Val di Vara della Colonna Giustizia e Libertà Attilio Benedetti:
“Il giorno 14 febbraio 1945 nella località ‘il tabacchino’ di proprietà di Trovatelli, alcuni partigiani che erano andati a prelevare del tabacco hanno visto tre tedeschi passare in bicicletta, e uno di questi partigiani, chiamato Mugolino, credendosi scoperto, iniziò a sparare. Dei tre tedeschi, uno rimase ferito, uno morì e il terzo riuscì a scappare. Dopo due ore ebbe inizio la rappresaglia tedesca.
Alle 18 infatti i tedeschi hanno cominciato a bruciare le case di Trovatelli Alfredo, Tonelli Duilio, Rossi Alessandro, più una casetta di Bigarani Agostina. Contemporaneamente da Ceparana i tedeschi iniziavano a sparare con i cannoni a Follo Alto e in questa azione venne ucciso il vecchio Simonelli Attilio.
Il 15 febbraio, verso le ore 10.30, i tedeschi che erano venuti da fuori, nonostante vi fosse un comando a Piano di Follo, in località Viale, andando di casa in casa fecero uscire tutti gli abitanti radunandoli nella piazzetta antistante il tabacchino, senza che questi sapessero il motivo di tale atto. Tra la popolazione fatta radunare vi erano donne, vecchi, bambini di pochi anni e neonati. I nazifascisti piazzarono poi tre mitraglie contro la popolazione raggruppata perché non si muovesse.
Poco dopo giunse un furgoncino guidato dai tedeschi con a bordo quattro partigiani”.