Genova. Lucida, precisa e molto attenta a distinguere ciò che ha visto o saputo direttamente da ciò che all’epoca le fu riferito. Adriana Berisso, 83 anni, chiamata dall’accusa come una dei testimoni chiave dell’accusa per il delitto di Nada Cella, oggi in aula non aveva alcun timore di raccontare quello che 29 anni fa, qualche settimana dopo l’omicidio, aveva riferito ai carabinieri di Sestri Levante chiedendo di restare anonima.
“All’epoca avevo un autosalone con mio marito, i Soracco erano una famiglia molto potente a Chiavari dove all’epoca tutto era gestito in un certo modo” si è giustificata spiegando che tuttavia, “anche se mio marito mi ha detto di tutto perché sono andata dai carabinieri, io già allora volevo togliermi un peso”.