GAZA

GAZA

Alaa al-Najjar, pediatra dell’ospedale Nasser di Khan Younis, sta dicendo addio ai suoi nove figli - 2025 (foto archivio Giorgio Pagano)

Confesso che ho avuto difficoltà a scrivere su Gaza. Troppo orrore, troppo dolore. Giorno dopo giorno ho seguito la tragedia grazie agli amici palestinesi e israeliani che ho conosciuto nei periodi in cui ho vissuto in Palestina per seguire progetti di cooperazione internazionale, con i quali sono rimasto in contatto. Mi viene difficile perfino parlare in inglese – la lingua che parla in Palestina chi, come me, non conosce l’arabo – perché mi ricorda troppo quel popolo martoriato. Mi sono detto: devo superare questo ”blocco”. Anzi, non c’è altro che valga la pena guardare e raccontare più dello sterminio a Gaza. Al di là del dolore causato dalla consapevolezza di quanto l’uomo possa essere disumano. Di più: dobbiamo prendere la parola in prima persona. Anche perché a noi, cittadini di Stati alleati con Israele, verrà chiesto conto di Gaza. E della sua morte: è quello che sta accadendo, il tempo che rimane è pochissimo.

Ho tantissime fotografie, e soprattutto tantissimi video. In questo articolo utilizzerò alcune fotografie e racconterò le storie che ci rivelano, facendo parlare le persone protagoniste.

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