L’ex sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri, presidente della Commissione status del Consiglio di Presidenza della Giustizia tributaria, illustra in una nota una sua proposta di delibera avanzata a fronte dell’ipotesi di riforma della geografia giudiziaria tributaria elaborata dal ministero dell’Economia e delle Finanze. “La Legge n. 111/2023 ha delegato il Governo ad effettuare la revisione del sistema tributario italiano, ivi compresa l’organizzazione delle Corti di Giustizia Tributaria – scrive l’ex parlamentare pontremolese -. La delega, attualmente, dovrà essere esercitata entro il mese di agosto 2025. Nello specifico, la delega consente al Governo di accorpare le sedi delle Corti ‘sulla base dell’estensione del territorio, dei carichi di lavoro e degli indici di sopravvenienza, del numero degli abitanti della circoscrizione, degli enti impositori e della riscossione’. In attuazione della delega, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha proposto la soppressione di tutte le sedi distaccate delle Corti di giustizia di secondo grado e la chiusura del 70% delle Corti di primo grado attualmente esistenti. Il Consiglio di Presidenza della Giustizia Tributaria (CPGT), organo di autogoverno di giudici e magistrati tributari, è tenuto per legge a rendere un parere circa tale ipotesi di riforma. A tal fine, il Consiglio si è confrontato con rappresentanti del MEF, richiedendo dati statistici per poter meglio valutare l’ipotesi di riforma. Successivamente, il CPGT ha compiuto audizioni con professori esperti di statistica e di efficienza delle corti di giustizia, nonché con rappresentanti del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili (CNDCEC), del Consiglio Nazionale Forense (CNF), dell’Unione Nazionale Camere Avvocati Tributaristi (UNCAT), dell’Associazione Contribuenti Italiani – Contribuenti.it APS. Il CPGT ha inoltre acquisito osservazioni presentate dalla Camera degli Avvocati Tributaristi (CAT) di Avellino, di Bari, di Enna, di Foggia, della Liguria, di Milano, di Trapani, del Veneto, nonché congiuntamente dagli ODCEC e dagli Ordini degli avvocati di Biella, Novara, Verbania, Vercelli, nonché dell’Associazione Contribuenti Italiani, dall’UNCAT, e dall’Unione degli Ordini Forensi del Lazio (UOFL), contenenti notazioni di specifico rilievo per i relativi territori”.
“Alla luce di tale attività del Consiglio, tenuto soprattutto conto dei risultati delle audizioni – prosegue la nota di Ferri -, ho proposto al CPGT di prendere posizione e in particolare di chiedere al MEF di: 1. Rinviare la completa attuazione della riforma a una fase più avanzata della transizione tra giudici tributari e magistratura tributaria professionale, con contestuale accelerazione nell’immissione in ruolo dei nuovi magistrati tributari e con l’apertura di un percorso professionale specifico per i giudici tributari che desiderano transitare. A ciò si aggiunga anche la possibilità, già prevista dal legislatore in passato, di un nuovo transito dei magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari.
2. Valutare di limitare gli accorpamenti rispetto a quanto attualmente ipotizzato, considerati i possibili effetti negativi sull’efficienza risultanti da accorpamenti eccessivi. Considerare, contestualmente, di evitare l’accorpamento di quelle Corti che già attualmente risultano più efficienti della media nazionale. 3. Interpretare il criterio dei “carichi di lavoro” in modo da considerare anche il valore economico e la complessità delle controversie sottoposte alle Corti di giustizia tributaria, e non meramente il loro numero. Tenere conto, contestualmente, dei carichi di lavoro esigibili così come definiti da questo Consiglio, senza estendere livelli di produttività specifici di alcune Regioni, e di una certa tipologia di contenzioso più semplice e standardizzata, all’intero contesto nazionale. 4. Motivare in modo più dettagliato, con riferimento a ciascuna Corte di giustizia tributaria, le scelte di accorpamento, in relazione ai criteri stabiliti dalla legge-delega, in modo da consentire un più attento scrutinio e valutazione dell’ipotesi di riforma. 5. Consentire alle rappresentanze territoriali delle Corti e degli ordini professionali di proporre accorpamenti alternativi a quelli attualmente prospettati, adottando un approccio maggiormente rispettoso della autonomia e delle specifiche esigenze dei territori. 6. Consentire agli Enti Locali interessati, anche consorziati tra di loro, di mantenere in funzione le relative Corti di giustizia tributaria, garantendo a proprie spese la disponibilità dei locali e del personale amministrativo, come avviene nel caso degli uffici del Giudice di pace ai sensi dell’art. 3, comma 2, D.lgs. n. 156/2012”.